Commissione parlamentare d’inchiesta a “caccia” di uranio impoverito in Sicilia

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di Salvo Barbagallo

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Da una “nota” pubblicata sul quotidiano La Sicilia apprendiamo che da domani al 6 aprile la Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito sarà in missione in Sicilia

Gian Piero Scanu

«per verificare la corretta applicazione delle misure di sicurezza sul lavoro e ambientali nella base militare di Sigonella (Catania) e al poligono di Drasy (Agrigento). La Commissione visiterà anche la stazione radar MUOS di Niscemi (Caltanissetta). La delegazione sarà guidata dal Presidente Gian Piero Scanu e sarà composta dal segretario Gianluca Rizzo e dai deputati Ivan Catalano, Paola Boldrini, Giulia Grillo e Diego Zardini. Durante la missione dedicherà un’attenzione particolare alla tutela della salute di chi lavora nelle aree militari e di chi vive nelle vicinanze. I sopralluoghi avranno inizio il 3 aprile alle 11 con la visita della base militare di Sigonella. Seguiranno gli esami testimoniali del comandante, del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione e del medico competente (…).

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Sigonella

Non conosciamo, in verità, i “poteri” che questa Commissione parlamentare abbia e (sempre in verità) confessiamo che non conoscevamo l’esistenza di una “Commissione” con i poteri di “verifica” sull’uranio impoverito in riferimento alle numerosi basi militari (italiane e straniere) sparse sul territorio nazionale e, in particolare, in Sicilia. Confessiamo (sempre in verità) di non conoscere le “effettive” capacità “tecniche” che i componenti della Commissione hanno, e quindi confessiamo (sempre in verità) di dubitare dell’efficacia del lavoro che possono svolgere i componenti della Commissione stessa e fino a dove (e “quanto”) potranno apprendere di “utile” in merito allo specifico argomento del tour che effettuerà in Sicilia.

Drasy, poligono

E di perplessità riguardo a questa inaspettata e inusuale missione parlamentare in Sicilia potremmo aggiungerne altre come, per esempio, il quesito concernente la “concreta” verifica della corretta applicazione delle misure di sicurezza sul lavoro e ambientali nella Sigonella “made in USA”, cioè nella “zona riservata” della Naval Air Station che, a tutti gli effetti, non ricade nell’area di competenza “italiana”. Stesso discorso vale per la struttura del “pericoloso” MUOS di Niscemi e per gli altri impianti statunitensi presenti nell’Isola/Sicilia.

Sottomarini ad Augusta

In merito a questioni di “sicurezza” derivanti da presunta presenza di uranio impoverito, ci si chiede anche con quali strumenti la Commissione parlamentare (sempre per “esempio”) potrebbe accertare le misure che vengono adottate nel porto di Augusta dove stazionano (con frequenza costante) sottomarini nucleari statunitensi. Ma, c’è da dire a quanto riferito dalla “nota” diffusa, che Augusta non rientra nel giro perlustrativo della Commissione. E, allora, pensiamo a Sigonella: potrebbe la Commissione parlamentare “italiana” accertare se nei depositi della base della Naval Air Station sono ben custoditi ordigni nucleari? Se anche ci fossero, sicuramente la Commissione non ne verrebbe a conoscenza trattandosi di “segreti” dei quali possono essere a conoscenza soltanto i ministeri competenti, e non ricadrebbero sulle “facoltà d’inchiesta” di una Commissione che (sempre riferendosi alla nota) ha solamente il compito di verificare la corretta applicazione delle misure di sicurezza sul lavoro e ambientali.

Come dire e come ci chiediamo, insomma: se la Commissione parlamentare d’inchiesta ha compiti di verifica così ristretti, senza avere avuto accesso alle informazioni più fondamentali, che accertamenti “reali” può fare?

In fondo, una “trasferta” primaverile in Sicilia non si nega a nessuno…

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